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Aree e Monumenti

Colonna Traiana

La Colonna Traiana è conosciuta per il suo fregio a spirale, scolpito in bassorilievo, che racconta la conquista della Dacia da parte dell’imperatore Traiano nel corso delle due campagne degli anni 101-102 e 105-106 d.C.
Questo monumento rappresenta tuttavia anche una prodezza costruttiva che testimonia l’abilità tecnologica e la grande esperienza di chi la realizzò. La colonna venne inaugurata il 12 maggio del 113 quale fulcro di un ampio progetto di celebrazione della vittoria di Traiano sui Daci di cui facevano parte il grandioso Foro e i mercati.
La colonna si trovava in origine al centro di un cortile delimitato a sud dalla Basilica Ulpia, a est e ovest dalle due biblioteche e dal Tempio dedicato al Divo Traiano a Nord. L’iscrizione sul basamento ricorda che la colonna era stata elevata per mostrare l’altezza della montagna sbancata per fare spazio al Foro. È probabile che la sua ideazione si debba ad Apollodoro di Damasco, il poliedrico e geniale architetto al servizio dell’imperatore. In origine sul piedistallo in cima alla colonna era collocata la statua in bronzo dorato dell’imperatore Traiano che fu sostituita nel Cinquecento da quella di San Pietro.

Monumento onorario e trionfale la colonna fu il luogo di sepoltura dell’imperatore, la cui urna in oro venne deposta, assieme a quella della moglie Plotina, in un’ambiente nel basamento. Il monumento raggiunge un’altezza di più di 38 metri ed è composto da ventinove blocchi di marmo di Luni per un peso complessivo di oltre mille tonnellate. Il fusto, dell’altezza di 29,5 m (cioè 100 piedi romani, da cui la denominazione di colonna centenaria), è formato da 17 rocchi circolari uniti tra loro esclusivamente da perni metallici.
L’interno è percorso da una scala a chiocciola scavata in ciascun rocchio per un totale di 185 gradini che conducono al piedistallo della statua mentre quaranta finestrelle illuminano la salita. Lungo il fusto della colonna si avvolge, in 23 spire, il fregio istoriato per una lunghezza di quasi 200 m. Si contano 155 scene che si susseguono senza interruzione come se un libro antico, un volumen, fosse avvolto intorno al fusto. Come in una cronaca figurata il racconto della conquista si articola in moduli narrativi ripetitivi che illustrano le vicende belliche attraverso scene di conquista, arringhe alle truppe, scene di sacrificio, di costruzione, rappresentazioni di lavori, ambascerie, marce, viaggi etc.
L’ignoto ideatore del fregio istoriato, chiamato dall’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli il “Maestro delle imprese di Traiano”, mostra i tratti di un grande artista che rielabora la tradizione figurativa ellenistica nell’ambiente artistico romano, dando vita a una rappresentazione di minuziosa e commovente bellezza: L’autore del fregio sceglie di rappresentare i Daci sconfitti non come nemici spregevoli ma come individui nobili e coraggiosi. Una realizzazione cosi dettagliata appare ancora più enigmatica se si pensa che nessuno ne avrebbe potuto seguire la narrazione elicoidale e apprezzarne i particolari vista l’altezza del manufatto. L’eccezionale importanza di questo monumento quale depositario di una memoria storica centrata sulla grandezza di Roma e del suo impero, è testimoniata dalla ferma protezione che a partire dall’epoca antica è sempre stata esercitata sulla colonna da coloro che nel corso del tempo ne avevano l’autorità.

 

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