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Aree e Monumenti

La Casa delle Vestali

Il settore SE della Casa delle Vestali e l’allestimento museale

La Casa delle Vestali, o Atrium Vestae, venne messa in luce da Rodolfo Lanciani nel corso degli scavi eseguiti negli anni 1882-1884. In particolare gli ambienti, ora aperti al pubblico, sono stati rinvenuti in seguito alla rimozione del grande muro di recinzione degli Orti Farnesiani e degli strati di interro, caratterizzati da uno spessore anche di venti metri rispetto al piano di calpestio antico.

Subito dopo la scoperta ebbero inizio i lavori di sistemazione delle strutture e dei reperti lapidei rinvenuti, parte dei quali, successivamente esposti nell’Antiquarium forense, sono ora allestiti negli ambienti del settore SE, dopo un accurato intervento di recupero conservativo durato dal 2013 al 2020.

Le recenti indagini archeologiche hanno consentito di acquisire nuovi dati sulle vicende che hanno interessato il complesso architettonico.

Il rinvenimento del suolo naturale subito sotto i piani pavimentali imperiali conferma che il lato est dell’Atrium a sud della antica Via Nova, prima delle ristrutturazioni neroniane conseguenti all’incendio del 64 d.C, doveva essere verosimilmente occupato dal bosco sacro, il Lucus Vestae.

Alla fase neroniana-flavia si possono ascrivere alcune strutture murarie rinvenute nel corso delle indagini più recenti nel settore SE, sia in corrispondenza del cd. mezzanino sia al piano terra e che sono state successivamente inglobate nelle strutture traianee databili intorno al 110-113 d.C.

Nella fase traianea gli ambienti posti al pianterreno (A-E) dovevano avere funzioni residenziali e di rappresentanza.  Sostanzialmente fino almeno al IV secolo d.C. il piano inferiore restò pressoché immutato.

 

Ambiente D

Frammenti di catillus e di due metae pertinenti a più di una macina a clessidra (mola versatilis) in pietra lavica.

Fin dal rinvenimento, l’ambiente è stato interpretato come pistrinum, ovvero mulino, data la forma circolare e il ritrovamento (probabilmente all’interno o nei pressi) di alcuni elementi frammentari pertinenti a più di una macina a clessidra (mola versatilis) in pietra lavica: due frammenti di catillus e due metae frammentarie di diverso diametro. Nonostante l’opinione comunemente condivisa in letteratura, che viene in genere associata ad una delle funzioni svolte dalle Vestali, ossia la preparazione della mola salsa, composta da farina di farro e sale, alcune considerazioni di tipo tecnico-costruttivo sembrano escludere la correlazione di questa struttura con l ‘installazione di un mulino. Probabilmente si deve ai primi anni del XX secolo l’allestimento della meta al centro della struttura circolare.

La mola salsa

Secondo le fonti le tre Vestali Massime un giorno su due, durante il periodo dal 7 al 14 maggio, mettevano le spighe di farro, far, in cesti da mietitori; quindi procedevano alla tostatura, alla frantumazione e alla molitura delle spighe. Aggiungendo sale cotto e sale grezzo ai Lupercalia (15 febbraio), ai Vestalia (9 giugno) e alle Idi di settembre (13 settembre), le Vestali facevano la mola salsa, sparsa su tutti gli animali condotti al sacrificio pubblico e su ogni offerta fatta agli dei. Da questo rito preliminare del sacrificio proviene il termine immolare, letteralmente cospargere di mola.

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