Casa Romuli. Modellino di capanna e plastico del villaggio
Nel 1948, durante le indagini di Salvatore M. Puglisi sul Germalo, altura del colle Palatino che digrada verso il Tevere, vennero alla luce le impronte – impresse nella roccia tufacea – di tre strutture abitative. Quella conservata meglio è quella relativa alla cosiddetta “Capanna A”, caratterizzata da una pianta rettangolare e da dimensioni piuttosto contenute (17,64 metri quadri). Sette fori lungo il perimetro indicano la posizione dei pali che costituivano l’ossatura delle pareti. Un foro al centro indica la presenza di un palo che doveva sorreggere la copertura. La porta, su uno dei lati brevi, era preceduta da un piccolo portico sostenuto da due pali. Un focolare era collocato al centro della capanna. Sulla base delle tracce rinvenute sul colle e grazie al confronto con le urne a capanna, usate nelle tombe ad incinerazione nel Lazio e in Etruria nell’ultima età del Bronzo e nella prima età del Ferro (XI-X secolo a.C.), che riproducono con estremo realismo gli elementi strutturali delle abitazioni, nel 1950 l’architetto Alberto Davico poté realizzare il modellino della Capanna A.
Lo stesso architetto realizzò anche il plastico del villaggio che circondava le tre capanne rinvenute sul Germalo, qui indicate dalle impronte sul tufo e riprodotte sulla base dei dati si scavo insieme alle canalette e al bacino di raccolta dell’acqua, visibile sulla sinistra. Il resto del villaggio è stato invece ricostruito liberamente.