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La base di statua in marmo con dedica a Gabinius Vettius Probianus collocata presso la Basilica Iulia

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Il progetto di restauro della base di statua in marmo con dedica a Gabinius Vettius Probianus, collocata sul lato destro dell’ingresso alla Basilica Iulia, costituisce il lavoro sperimentale di tesi di laurea dell’allieva dell’Istituto Centrale per il Restauro, Yi Rong, che si svolgerà in situ a partire da agosto 2024. Il lavoro sarà suddiviso in due parti: la prima fase consisterà nel restauro del manufatto lapideo, e in seconda battuta verrà condotta la sperimentazione di metodi per la rimozione della colorazione residua indotta dai trattamenti biocidi su patine biologiche. Questo lavoro permetterà alla studentessa di condurre un importante studio sperimentale sotto la supervisione dei docenti e del personale scientifico dell’Istituto Centrale per il Restauro e dei funzionari conservatori e degli archeologi del Parco archeologico del Colosseo.

Questo intervento licenzierà un metodo di pulitura che sarà utile per i futuri interventi conservativi.

  • La base di Gabinius Vettius Probianus

    La base per statua venne riedificata da Gabinius Vettius Probianus, prefetto dell’Urbe nel 377 d.C.

     

    ISCRIZIONE

    L’iscrizione alta 5,5-6 cm si articola in otto righe, scolpite sulla base marmorea:

    Gabinius Vettius Probianus, v(ir) c(larissimus), praef(ectus) / urbi, / statuam fatali neces/sitate conlabsam, /(6) celeberrimo urbis / loco adhibita diligen/tia reparavit.

    Gabinius Vettius Probianus, di rango clarissimus, prefetto della città, restaurò diligentemente [questa] statua, caduta in una fatale calamità, portata nel luogo più frequentato della città.

    Corpus Inscriptionum Latinarum, VI, 3864b=31884 (+p. 4769)

     

    DESCRIZIONE

    Base in marmo bianco. 140 x 93 x 77.
    La base è stata rotta in pezzi e ricomposta con grappe perni e cemento. Tutti e quattro i lati sono conservati. Il lato sinistro fa pensare che sia stato rifinito in modo uniforme su tutti i lati.
    Il campo epigrafico misura 92 x 71 cm. È ruvido, irregolare e profondo, il che indica che è stato tagliato per essere riutilizzato.
    La parte anteriore della base era incorniciata da modanature su tutti i lati, ma queste sono state scalpellate al momento del riutilizzo.
    Il lato destro era decorato con una patera. Il lato sinistro è gravemente danneggiato.
    Presenta tre fori per tasselli moderni e forse alcuni pezzi utilizzati nella ricostruzione della base sono estranei.
    La parte superiore è in gran parte coperta da un’altra base. Presenta un foro rotondo scavato per l’asportazione del metallo.

    SOGGETTO

    La base è stata rinvenuta nel Foro Romano, davanti al Tempio di Antonino e Faustina; si trova ancora oggi nel Foro Romano, davanti alla Basilica Iulia.
    Il soggetto della statua non è identificato dall’iscrizione. Si dice che una statua danneggiata da una “fatale calamità” sia stata restaurata e spostata in un luogo più frequentato.

    Gabinius Vettius Probianus era quasi certamente il prefetto della città nel 377.
    È stato suggerito che possa essere il Probianus che fu prefetto urbano nel 416 (Bauer 1996, 29-30). Tuttavia, è più sensato identificare questo successivo prefetto con Rufius Probianus, vicarius urbis Romae all’inizio del V secolo.

  • Stato di conservazione

    La base di statua in marmo bianco oggetto dell’intervento è fratturata in diversi frammenti assemblati in precedenti interventi di restauro mediante malte, grappe e perni in lega di rame.
    Il manufatto presenta diverse mancanze e tutta la superficie del marmo appare erosa con un aumento considerevole della sua porosità superficiale.

    Lo stato di conservazione degradato della superficie marmorea e l’ambiente in cui è collocata l’opera sono la prima causa dell’estesa colonizzazione e crescita di specie biodeteriogene.

  • Intervento di restauro

    L’intervento di restauro riguarda diverse fasi operative, quali la rimozione di depositi incoerenti e coerenti, il trattamento biocida, l’estrazione dei pigmenti prodotti dai microrganismi e l’eliminazione di vecchie malte e stuccature.
    Il lavoro proseguirà con azioni di consolidamento localizzato ove necessario. Verranno trattati tutti gli elementi metallici ossidati con inibitori di corrosione e protetti con prodotti specifici. Se necessario si eseguiranno incollaggi di frammenti staccati.

    Il restauro del manufatto si concluderà con il risarcimento con malte a base di calce idraulica delle linee di frattura presenti sull’opera e delle mancanze ricostruibili.
    Al termine dell’intervento di restauro verrà applicato sulla base in marmo un prodotto che protegga le superfici dall’attivazione di nuovi processi di degrado e dai possibili graffiti vandalici.

  • Attività di sperimentazione

    Durante i lavori di restauro verrà approfondito il tema della rimozione della colorazione residua indotta dai trattamenti biocidi applicati sulla superfice marmorea del manufatto.
    Le operazioni propedeutiche al confronto sull’efficacia delle metodologie di rimozione dei pigmenti si articolerà nella caratterizzazione del substrato lapideo, nel riconoscimento delle specie biodeteriogene che hanno colonizzato la superficie e nella determinazione dei pigmenti rilasciati dagli stessi.

    In seguito alla esecuzione delle caratterizzazioni necessarie, su alcune zone campione si applicheranno i biocidi utilizzati comunemente nel restauro e successivamente su queste stesse zone si testerà l’azione di diversi solventi organici a base di chetoni per confrontarne le loro capacità estrattive.