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A cura di Rossella Rea, Riccardo Santangeli Valenzani, Serena Romano

Il monumento più visitato al mondo si è raccontato per la prima volta in una grande mostra che è andata oltre la narrazione del periodo più noto, quello dei giochi gladiatori, per ripercorrere la lunga e intensa vita e le trasformazioni dell’edificio nei secoli attraverso immagini e oggetti, per un totale di circa cento opere esposte.

Dalla vivace e poco nota attività commerciale, residenziale e religiosa che lo caratterizzò nel Medioevo, fedelmente ricostruita grazie alle recenti acquisizioni dagli scavi e dai restauri, al fascino che esercitò su grandi architetti e pittori del Rinascimento, dal suo imporsi nel Settecento come meta privilegiata del Gran Tour di poeti, scrittori e vedutisti a luogo della fascinazione romantica, fino a quando, con l’avvento del fascismo, il Colosseo tornò ad essere, come in antico, proscenio ideologico del potere.

La rassegna ha rivelato inoltre come nel dopoguerra cominciò a costruirsi un nuovo mito del Colosseo: l’Anfiteatro Flavio entra prepotentemente al cinema con i film peplum e nei capolavori del Neorealismo italiano, mentre la pop art romana lo consacra al ruolo di icona, che continuerà a rivestire senza soluzione di continuità fino ai giorni nostri. L’arte contemporanea racconta infatti il monumento, emblema della città e dell’Italia attraverso dipinti, installazioni, performance, video e scatti di artisti di fama internazionale. Anche il cinema celebra il Colosseo: lo ha raccontato un filmato fitto di capolavori indimenticabili, una ricca antologia cinematografica dal prezioso archivio di Istituto Luce – Cinecittà proiettata sulle volte lungo tutto il percorso della mostra: dal Quo Vadis? di Enrico Guazzoni al Gladiatore di Ridley Scott, da Vacanze romane di William Wyler a La commare secca di Bernardo Bertolucci, da Un americano a Roma di Steno a La grande bellezza di Paolo Sorrentino a Lo chiamavano Jeeg Robot di Mainetti.