Il Colosseo è assurto negli ultimi anni a simbolo di riconciliazione e simbolo dei diritti umani. Abbiamo per questo inteso dedicargli un percorso tematico alla luce delle numerose testimonianze cristiane che ancora oggi l’Anfiteatro Flavio conserva. Una fase di vita del monumento meno nota, ma molto più duratura rispetto a quella di epoca romana, che raccontiamo a partire dal contributo a firma di Federica Rinaldi “La cristianizzazione del Colosseo, un percorso in 14 tappe nel tempo e nello spazio” facente parte del volume “Gerusalemme al Colosseo. Il dipinto ritrovato“, a cura di Alfonsina Russo e Federica Rinaldi, edito da Electa editore.
C’ERA UNA VOLTA (E C’È ANCORA OGGI) UNA PICCOLA CHIESA NEL COLOSSEO
STEMMI E GRAFFITI TRA SACRO E PROFANO
IL DIPINTO DI GERUSALEMME
Qualora vi troviate a percorrere il passaggio della Porta Triumphalis, l’ingresso dell’Anfiteatro rivolto per intenderci verso ovest, ossia verso il Tempio di Venere e Roma, vi suggeriamo di sollevare lo sguardo e prestare attenzione ai segni e alle incisioni sparsi sulle mura del Colosseo.
Nella lunetta superiore della Porta Trionfale, esattamente sul fornice ovest da dove, in età romana, entravano le pompae cioè le processioni dei gladiatori, si trova un dipinto murale collocato a circa 8 metri di altezza dal suolo che rappresenta la veduta ideale di Gerusalemme. Il prototipo iconografico è stato riconosciuto in una stampa unita al volumetto del teologo Christian van Adrichom di Delft “Urbis Hierosolimae Quemadmodum Ea Christi tempore floruit” (1585). Dalla stampa del 1585 derivano una serie di varianti realizzate sia su tela o ad affresco, sia a stampa, la più prossima delle quali al dipinto murale del Colosseo è una stampa di Antonio Tempesta del 1601 conservata all’Albertina di Vienna. Nel dipinto, oltre alla veduta della città murata di Gerusalemme, compaiono una serie di scene di varia natura e periodo storico, raffiguranti le sconfitte dei filistei, l’accampamento dell’esercito di Pompeo nella guerra giudaica del 63 a.C., la crocifissione di Gesù e alcune raffigurazioni di martiri.
Al termine di un accurato restauro e di una nuova analisi dal punto di vista storico artistico, recentemente compiuti, si è proposto di collocare la commissione del dipinto nel XVII secolo in un momento di particolare fervore religioso. In questo senso potrebbe quindi inserirsi la rinnovata interpretazione del Colosseo, sede ormai stabile di processioni devozionali dei pellegrini dirette verso il palco allestito dall’Arciconfraternita del Gonfalone presso la Cappella della Pietà.
Alla normale osservazione dal basso del dipinto abbiamo pensato di aggiungere una lettura multimediale che s’inserisce nella visita guidata serale “La Luna sul Colosseo”, attiva dall’estate a fine dicembre ogni giovedì, venerdì e sabato. L’installazione multimediale, ideata e curata dal Parco archeologico del Colosseo (Stefano Borghini, Paolo Castellani, Elisa Cella, Barbara Nazzaro, Angelica Pujia, Federica Rinaldi) in collaborazione con Electa e realizzata da Karmachina, esalta i temi e i soggetti raffigurati nello straordinario dipinto di Gerusalemme, testimone della funzione storica e simbolica del Colosseo e della sua dimensione universale. La narrazione è accompagnata, di giorno, da un’esperienza multisensoriale che si avvale di un audio immersivo spazializzato che racconta il dipinto attraverso la messa in luce delle scene principali e la proiezione di didascalie descrittive; di sera è invece amplificata da una suggestione sonora realizzata rivisitando la struttura e i suoni degli strumenti dell’antica Roma con timbriche elettroniche contemporanee.
LA CHIESA DISEGNATA E MAI REALIZZATA
LE EDICOLE E LA TRADIZIONE DELLA VIA CRUCIS
C’è stato un tempo in cui si poteva entrare all’interno del Colosseo, raggiungere il centro dell’arena, che per via delle stratificazioni susseguitesi nei secoli doveva trovarsi ben più in alto dell’antica quota originaria, e ritrovarsi circondati da 14 edicole, ovvero piccole cappelle per custodire immagini sacre costituite per lo più da due colonne con sovrapposto un frontone. Le edicole (da aedicula cioè “tempietto”, diminutivo di di aedes ovvero “tempio, casa del dio”) erano state collocate nel 1749 lungo il perimetro interno dell’Anfiteatro per iniziativa del religioso Leonardo da Porto Maurizio e su progetto del senese Paolo Posi, compiendo la volontà di papa Benedetto XIV di completare l’opera in occasione del Giubileo del 1750. Oltre che luogo di preghiera spontanea erano elementi funzionali per le processioni e le rappresentazioni della passione e della morte di Cristo che si svolgevano tradizionalmente nel Colosseo, gestite dalla Arciconfraternita degli Amanti di Gesù e Maria al Calvario, almeno fino a quando nei primi anni dell’Ottocento la dominazione francese non interruppe provvisoriamente il potere temporale papale. In un breve lasso di tempo durato circa cinque anni le strutture furono isolate per consentire l’avvio degli sterri dei sotterranei e dell’arena per essere ripristinate dopo la caduta di Napoleone dall’architetto Giuseppe Camporese e poi definitivamente messe da parte nel 1874 per consentire gli scavi in estensione diretti da Pietro Rosa. Molti dei frammenti appartenenti originariamente alle edicole sono conservati e depositati nei cunei di alcuni fornici del Colosseo: si tratta in prevalenza dei frammenti dei timpani arcuati e di altre porzioni, mentre le colonnine si trovano invece nei depositi del Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano. Proprio per questo è stato possibile nel 2017 recuperare alcuni dei travertini originari dallo stesso Rosa accuratamente conservati e ripristinare una sola edicola che si trova oggi sul lato nord dell’arena.
DUE CROCI, UN’UNICA STORIA DAL 1750 AL 2000
TUTTI I PAPI DEL COLOSSEO
Papa Francesco, per varie circostanze, non aveva avuto modo di seguire le orme dei suoi predecessori almeno fino al 25 ottobre 2022 quando ha guidato, alla presenza dei rappresentanti delle Chiese e delle Comunità cristiane, un momento di preghiera per l’Ucraina e gli altri conflitti del mondo, nel XXXVI incontro internazionale organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio nello spirito di Assisi.