Sisto V er Papa tosto
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IL SEPTIZODIUM

Veduta del Septizodium dallo “Speculum Romanae Magnificentiae” di Antonio Lafreri (circa 1556), The Metropolitan Museum of Art, New York (CC0 1.0 Universal)

Confronto fra la Forma Urbis (pianta marmorea severiana, qui con dettaglio dell’area del Septizodium, conservata presso i Musei Capitolini – Antiquarium) e la veduta attuale da Google Earth.

Frammento di statua di Tevere recuperata nell’area del Septizodium, oggi conservata nel Museo Palatino (Electa editore).
LA COLONNA TRAIANA
Inaugurata nel 113 d.C., la Colonna Traiana svetta nel cielo di Roma con i suoi 29,78 metri di altezza, pari a circa 100 piedi romani, da quasi due millenni.
L’iscrizione incisa sul basamento, ancora oggi perfettamente visibile, spiega in lettere capitali il motivo ufficiale della sua erezione: indicare l’altezza del monte che fu sbancato per ottenere un’area pianeggiante destinata ad un nuovo Foro. Ma il vero intento della Colonna, neppure troppo velato, fu quello di celebrare l’imperatore Traiano e le sue imprese in Dacia, attuale Romania, tramite i rilievi storici scolpiti sul fregio che l’avvolge tutt’intorno come un lungo nastro. La Colonna ebbe anche una funzione funeraria, forse prevista sin dall’inizio, poiché ospitò, in una camera sepolcrale ricavata nel basamento, la sepoltura dell’imperatore e di sua moglie Plotina.
Come attestato in monete di età imperiale, il fusto della Colonna fu sormontato prima da un’aquila, forse una civetta, e successivamente dalla statua, scomparsa nel Medioevo, dell’imperatore raffigurato stante, con asta e globo.
Nel Trecento, fu posta sulla sommità una campanella fatta suonare tirando a terra una corda e la Colonna divenne il campanile della Cappella di San Niccolò, non più esistente, sorta addosso al basamento.
Fu con il pontificato di Sisto V (1585-1590) che il monumento, inserito nei progetti volti a promuovere il rinnovamento della città perché evocante, con la sua spirale, il modello vaticano delle colonne salomoniche, tornò ad assolvere la sua funzione onoraria, sebbene in chiave cristiana.
Il 28 novembre del 1587, per mano dell’architetto Domenico Fontana, venne posizionata sulla cima una nuova statua in bronzo dorato, in sostituzione di quella antica, alta 4,08 metri, opera dei mastri Tommaso della Porta e Leonardo Sormani, raffigurante San Pietro con le chiavi del Paradiso rivolto, simbolicamente, verso la cupola di San Pietro, quale “colonna” della Chiesa romana e nuovo protettore della città cristiana.
IL LANIFICIO SISTINO

Pianta del progetto di ristrutturazione del Colosseo da Annarosa Cerutti Fusco, «Il progetto di Domenico Fontana “per ridurre il Coliseo di Roma ad habitatione” e le opere sistine di “pubblica utilità”», in Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura, nuova serie, XII, 1988, 65-84 (L’Erma di Bretschneider). Per ulteriori approfondimenti si veda anche Marcello Fagiolo, «Da Domenico a Carlo Fontana: i progetti per le Colonne coclidi, le Mete e il Colosseo» in “Studi sui Fontana: Una dinastia di architetti ticinesi a Roma tra Manierismo e Barocco”, Gangemi editore 2009.

Pianta prospettica di Roma del Tempesta (1593), particolare da Annarosa Cerutti Fusco, Il progetto di Domenico Fontana “per ridurre il Coliseo di Roma ad habitatione” e le opere sistine di “pubblica utilità”, in Quaderni dell’Istituto di Storia dell’Architettura, nuova serie, XII, 1988, 65-84 (L’Erma di Bretschneider)
Sisto V in un dipinto di ambito umbro della seconda metà del XVII secolo (Diocesi di Terni – Narni – Amelia)